Dopo quasi 8 anni un nostro assistito ha ottenuto giustizia.
Il conto corrente con un saldo a debito del cliente per euro 5.572,02 è diventato invece a suo credito per euro 16.952,86.
Infatti, il Tribunale di Pisa con sentenza n. 264 del 2 marzo 2021 ha riconosciuto la fondatezza di uno dei nostri motivi di doglianza, osservando che: "In punto di capitalizzazione parte attrice lamenta l’illegittimità della capitalizzazione degli interessi passivi per tutta la durata del rapporto in quanto asseritamente in contrasto con l’art.1283 c.c. La censura si appalesa fondata in riferimento a tutto il periodo contrattuale. Va preliminarmente osservato che i contratti di C/C per cui e causa risalgono al 1996 e riportano un regime diverso di capitalizzazione per gli interessi creditori e debitori, rispettivamente annuale e trimestrale non risultando agli atti pattuizioni di reciprocità dell’addebito degli stessi dall’entrata in vigore della delibera Cicr. del 9.2.2000, assunta in attuazione del d.lgs 342/99 che ammette l’anatocismo purchè venga assicurata al cliente la medesima periodicità nel conteggio degli interessi creditori e debitori prevedendo dunque espressamente la possibilità di applicare interessi su interessi nell’ambito dell’attività bancaria in deroga al divieto di cui all’art. 1283 c.c. Nel caso di specie, il contratto di C/C non contiene una clausola, specificatamente approvata, che preveda la capitalizzazione alla medesima periodicità degli interessi debitori e creditori conformemente alla delibera CICR del 9.2.2000".
Da qui la rideterminazione del saldo effettivo del conto corrente che, a seguito di CTU, è divenuto - appunto - a credito del correntista.